Una gioia è veramente tale solo se può essere condivisa. Vedo un bel tramonto: ciò che mi entusiasma, più del tramonto in sé, è l’esperienza. E l’idea di poter raccontare quell’esperienza, in presa diretta o in un secondo momento.
Potrebbe esserci un po’ di vanità (oh, spero di no!), ma di base funzioniamo così: funzioniamo solo in relazione (come Dio, a Sua immagine).
Questa disposizione, in me, è talmente esacerbata che non mi godo mai il momento (pensando piuttosto a quando avrò modo di raccontarlo. MA NON STO DICENDO CHE SIA IL GIUSTO MODUS VIVENDI). Forse è una deformazione propria degli scrittori… I romanzieri, nello specifico, ne hanno una ulteriore. E cioè… raccontare e basta non è così soddisfacente: la realtà [del mondo e dell’umanità decaduti] necessita di essere migliorata. Come dar loro torto? A me piace tanto, vivere nel mondo delle meraviglie: “Imagination is the only weapon in the war against reality”.
Non si può proprio vivere altrimenti/altrove. Per non soccombere, qui, occorre o una buona dose di fantasia o – meglio, evidentemente – una buona dose di fede. Occorre sperare o in un’utopia, oppure nella vita eterna.
Anche le idealizzazioni (riferite alle persone), sono comprensibili, per me. Ovvio, non si deve esagerare; o meglio, bisogna mantenere la capacità di distinguere, tra ideale e reale. Tenendo a mente che non importa, se una storia non potrà realizzarsi realmente: potremo comunque raccontarla. E questa è l’unica cosa che conta, in qualunque caso.
Racconto, dunque, romanzando e POETICIZZANDO. Come quei cantautori che “capitalizzano il dolore”, che di fatto raccontano la propria vita (le proprie delusioni, di solito, perché il dolore è un grande motore, dà una grande spinta produttiva). Ma la raccontano non così com’è, ma attraverso delle immagini, delle metafore, che (come dice uno di essi, cito testualmente) “edulcorano la pochezza umana che a volte siamo”. Queste immagini, la RETORICA, ci rende migliori, di come siamo in realtà. La poesia ci rende migliori, in sintesi.
Di sicuro i miei personaggi sono tutti bellissimi. Non necessariamente lo sono le persone da cui prendono spunto (al di là del loro valore intrinseco, indiscutibile… voglio solo dire che possono avermi delusa, loro), ma questo ha un’importanza relativa. Ora sono tutti personaggi, tutti nella mia mente, tutti attori della mia storia. Di cui conosco a memoria le battute… così rassicuranti!
Di reale al 100%, ora, mi rimane solo Dio. Non ho bisogno di sognarlo (migliorarlo): è già perfetto. Se anche avessi Lui, come unico amore e lettore, sarei felice pienamente. Di più: incontenibilmente! Dio, sì, potrebbe bastarmi. Dell’Infinito potrei accontentarmi.
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