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Francesco, un pontificato controverso: il caso “Amoris lætitia” (spiegato)3 minuti di lettura

Copertina Amoris lætitia

Nell’esortazione apostolica Amoris lætitia (2016), paragrafi 300-305, Francesco apre di fatto l’accesso ai sacramenti per le persone divorziate risposate, “almeno in alcuni casi”.

Facciamo chiarezza: nessuno che viva in una situazione di peccato mortale abituale può accedere alla Confessione prima e alla Comunione poi. Il presupposto per la Comunione è la Confessione, e il presupposto per la Confessione è il proposito di non peccare più (contenuto nel pentimento). I divorziati risposati potrebbero ricevere l’assoluzione e quindi comunicarsi solo se sinceramente disposti a cambiare vita, ovvero a cessare la convivenza e ogni altra pratica esclusiva di chi ha contratto un’unione moralmente legittima. Qualora di mezzo ci fossero figli, la convivenza sarebbe tollerata, ma gli interessati dovrebbero astenersi dagli atti propri dei coniugi (“vivere come fratello e sorella“). In quest’ultimo caso, dovrebbero ricevere i sacramenti in una chiesa dove non sono conosciuti, onde evitare di dare scandalo.

In Amoris lætitia, queste premesse vengono saltate. Viene fatto intendere, piuttosto, che alcune situazioni potrebbero richiedere un discernimento particolare, per cui alcuni divorziati risposati potrebbero ricevere un “abbuono“, a motivo di certi “condizionamenti” o “fattori attenuanti” che li avrebbero spinti a cacciarsi in una situazione oggettiva di peccato (p. 305).

«Facciamo il male perché ne venga il bene»1Rm 3,8.?

Ma questo non può essere, perché “non commettere atti impuri” contiene una negazione, è un precetto negativo e – come tale – ha carattere di assolutezza: commettere atti impuri2E tutti gli atti sessuali sono impuri, al di fuori di un’unione legittima. non è mai lecito, in nessun caso e per nessun motivo. Non c’è causa “superiore” (presunta) che tenga. In sintesi: non è necessario nessun discernimento delle circostanze o intenzioni, al contrario di quanto scritto (o sottoscritto) dal Papa. Per approfondire, si leggano i Dubia sollevati da quattro cardinali di S.R.C., in particolare la seconda domanda e la quarta domanda.

A proposito delle eccezioni (in AL si parla appunto di queste), riportiamo un commento già fatto riguardo al c.d. sacerdozio femminile. Segue…

Se si conosce la storia e si è imparato – tra le altre cose – a riconoscere il modus operandi del diavolo, verrà spontaneo interpretarla come una mossa veramente serpentina (al di là di quanto fosse consapevole l'”esecutore materiale”, a cui va sempre, senza ombra di dubbio, concessa la buona fede). Tutte le peggiori aberrazioni sono state sdoganate a poco a poco, in maniera strisciante, senza quasi che ce se ne rendesse conto (vd. finestra di Overton o il “principio della rana bollita”).

Si tratta in effetti di una condotta tipicamente diabolica. Avviene così anche a livello “micro”: sempre, prima di assediare un’anima, il diavolo apre delle brecce. Con l’anima, dall’altra parte, che lo lascia fare in nome del “che sarà mai”, “per una volta”, “è solo un’eccezione“…

Il punto è proprio questo: l’eccezione. La storia ci ha ampiamente dimostrato che l’eccezione diventa sempre la regola. Si pensi, concretamente, a come è avvenuto lo sdoganamento della Comunione sulla mano, che a dirla tutta ancora oggi rappresenta la “forma straordinaria” per la ricezione dell’Eucaristia (la “forma ordinaria” rimane quella che consiste nel ricevere la particola direttamente sulla lingua). Si pensi, ancora, a quale sia l’abito ordinario del clero cattolico (la veste talare), mentre ad oggi quasi tutti approfittano della concessione relativa all’uso del clergyman…

Insomma, il sospetto è che – anche in questo caso – le aperture di cui sopra siano solo il preludio (necessario) a qualcosa di peggiore.

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